Quante ne ha passate, Marc Marquez (Repsol Honda Team). L’infortunio del 2020, le quattro operazioni al braccio destro, i rientri e i passi indietro, per poi fare i conti, nel 2023, con una RC213V affatto competitiva.
Ma lo spagnolo non molla. Ci prova sempre. Tanto da aver affascinato la redazione del The Guardian, che l’ha intervistato sulla scia del Gran Premio della Francia del maggio scorso, quando ha lottato per il secondo posto per poi cadere a due giri dalla bandiera a scacchi.
Ispirata dal documentario "Marc Marquez: ALL IN", ora disponibile gratis su Red Bull TV, la testata britannica ha discusso soprattutto l’approccio e la determinazione dell’otto volte iridato.
"Continuavo a lottare perché la mia passione era più forte di ciò che stavo sopportando”, le sue parole riferite al lungo recupero dal crac di Jerez, tre anni fa.
Rispetto al documentario, il più grande dei fratelli Marquez ammette che “è stato difficile aprire le porte della mia casa e della mia vita personale” agli autori. In momenti come quelli vissuti dallo spagnolo durante l’Odissea seguita all’infortunio del 2020, con operazioni e percorsi di recupero a ripetizione fino all’anno scorso, “la reazione naturale è quella di chiudersi in se stessi e non mostrare alla gente ciò che si prova”.
"Alcune persone ci vedono come eroi, ma siamo esseri umani e abbiamo momenti difficili. Dubbi, anche. Avevamo iniziato a girare il documentario pensando che sarei tornato al top” velocemente. “Ma poi la situazione è cambiata”. Lo spagnolo è finito “molto vicino al ritiro".
Ce n’è voluta, di tenacia, per tornare in forma. In tutta questa storia, l’approccio dell’iberico gli ha fatto sia bene che male: “È uno dei miei punti di forza. Ma a volte è una debolezza. La mia mentalità killer, già. Attacco sempre, non gioco mai in difesa”.
"La maggior parte delle volte mi ha portato al successo. Ma può rivelarsi anche negativo, no? Dopo essermi fatto male, per esempio, voglio rientrare subito e servono dei bravi professionisti, attorno, per fermarmi. Il fatto è che quando sono infortunato mi sento come un animale in gabbia. Lo dico anche ai medici. Perché poi, quando la gabbia verrà aperta, scapperò proprio come farebbe un animale. Occorre quindi aprirla quando si è certi che sarò pronto per cavarmela, là fuori”.
Messi alle spalle i guai fisici, lo spagnolo ora punta a concentrarsi sul presente per tornare sul gradino più alto del podio. Non lo fa da circa 600 giorni, visto che l’ultimo acuto risale al Gran Premio dell’Emilia - Romagna del 2021.
Il prossimo appuntamento iridato, il settimo del 2023, si svolgerà al Sachsenring, dove in passato era quasi imbattibile. Se dovesse riuscire a fare il colpaccio, su una Honda così così in termini di competitività, ci sarebbe di che festeggiare. Perché “una volta vincere era normale. Ma ora non è più così”.